Tra due divise by Andrea Di Michele

Tra due divise by Andrea Di Michele

autore:Andrea Di Michele
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Quadrante Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


2. Offerti dallo zar

Il 23 ottobre 1914 l’ambasciatore di Russia Anatolij Nikolaevič Krupenskij si recò dal presidente del Consiglio Antonio Salandra – che in quei giorni, dopo la morte di Antonino di San Giuliano, reggeva ad interim anche la carica di ministro degli Esteri – per presentargli una proposta per conto dello zar. La Russia si diceva disposta a liberare tutti i prigionieri austriaci di lingua italiana catturati in Galizia, dietro l’impegno italiano a custodirli per tutta la durata della guerra, in modo che non potessero rientrare nei ranghi dell’esercito austro-ungarico. Salandra si riservò di analizzare meglio la proposta, facendo però subito capire che, «pur apprezzando simpatiche intenzioni di S. M. lo Zar», non la riteneva accoglibile, in primo luogo «per i doveri della neutralità», ma anche per l’impossibilità di escludere che quei soldati, una volta trasportati in Italia e ridiventati uomini liberi, espatriassero per unirsi nuovamente all’esercito asburgico23. L’ambasciata russa, però, senza attendere una risposta ufficiale e senza informare il governo italiano, comunicò il contenuto della propria offerta ad alcuni giornalisti e così già il giorno successivo «Il Messaggero» – quotidiano accesamente interventista24 – apriva con un titolo a tutta pagina, presentando i termini della questione in maniera volutamente distorta e costringendo il governo a diramare un comunicato ufficiale25. Per il quotidiano romano, le condizioni della Russia consistevano nell’impegno italiano a non consegnare i prigionieri all’Austria-Ungheria, mentre in realtà ciò che si chiedeva era che gli uomini fossero trattenuti forzatamente su suolo italiano. La stampa interventista e la Russia giocavano di sponda per spingere il governo ad accogliere un’offerta che di fatto avrebbe condotto l’Italia fuori dalla condizione di neutralità. «Un caso di generosità non disinteressata», così Salandra definì il gesto russo nelle sue memorie26.

Salandra s’irritò non poco per il modo di procedere dell’ambasciatore russo27, ma ufficialmente espresse riconoscenza per la generosità dello zar e lasciò cadere la proposta senza una vera e propria risposta formale, non richiesta dalla controparte28. L’interpretazione che Salandra dava dell’iniziativa russa era di «una trovata per metterci quanto più possibile con le spalle al muro e costringerci a una decisione, che allora noi non intendevamo prendere né manifestare»29. Si voleva portare l’Italia nel campo alleato, offrendole in cambio il riconoscimento formale del diritto di Roma sulle popolazioni austriache di lingua italiana e dunque sui territori da esse abitati. Quest’ultimo punto fu sottolineato da diversi osservatori e dallo stesso ambasciatore russo in un’intervista al «Corriere della Sera»30. Anche Vittorio Emanuele Orlando notò con compiacimento come la più grande potenza slava non avesse fatto alcuna distinzione tra trentini da una parte e triestini, istriani e dalmati dall’altra, riconoscendone implicitamente l’italianità31. Ciò significava sostenere le rivendicazioni italiane nelle regioni adriatiche, anche contro le concorrenti aspirazioni slave.

L’iniziativa russa produsse eccitazione nei circoli irredentisti italiani. La sera del 24 ottobre una cinquantina di trentini si recarono festanti sotto il consolato russo a Milano inscenando una manifestazione al grido di «Evviva la Russia». La locale sezione dell’Associazione Trento-Trieste si affrettò a inviare un telegramma a Salandra chiedendo l’immediata accettazione dell’offerta dello zar32.



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